UN GRANDE CORPUS DI ITALIANO GIORNALISTICO

 

 

Guy Aston e Lorenzo Piccioni

Università di Bologna

 

 

Unlike other major European languages, Italian has a dearth of large contemporary corpora that can be freely interrogated for teaching and research purposes. This paper describes the procedures being employed to create a 400-million word corpus of newspaper articles from La Repubblica, encoded in XML following the norms of the Text Encoding Initiative. The corpus, which is currently 40% complete, can be interrogated with the SARA program originally developed for use with the British National Corpus. Illustrations are provided of ways in which it can provide linguistic and cultural information of various types, and possible future refinements are outlined.

 

 

1          Introduzione

Alla Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori dell’Università di Bologna (SSLMIT) esiste una tradizione ormai decennale di utilizzo di corpora nella ricerca e nella didattica. Per chi deve tradurre, i corpora rappresentano fonti impareggiabili di informazioni linguistiche (Bernardini & Zanettin 2000). Per alcune lingue europee, corpora elettronici di grandissime dimensioni sono da tempo disponibili. Per l’inglese superano i 100 milioni di parole il Bank of English e il British National Corpus, per il francese Le trésor de la langue française, per lo spagnolo il Corpus de Referencia del Español Actual, per il tedesco i Mannheimer Korpora presso l’Institut für Deutsche Sprache. Per l’italiano invece, non esiste alcun corpus di dimensioni analoghe, se si eccettua il CORIS, tutt’ora in fase sperimentale, che non permette tuttavia all’utente di accedere ai testi che lo compongono, né di sapere le fonti delle citazioni proposte (Rossini Favretti et al, in stampa). L’assenza di un corpus di italiano contemporaneo pienamente accessibile ha impedito a nostri docenti e studenti di effettuare studi comparativi con le lingue straniere da e nelle quali traducono.

Nella primavera del 2001, il quotidiano La Repubblica ha messo in vendita 16 CD-ROM contenenti tutti gli articoli pubblicati fra il 1985 e il 2000 (esclusi supplementi, fotografie, pubblicità, tabelle ed elenchi vari). Sebbene provenienti da un’unica fonte e appartenenti esclusivamente all’ambito giornalistico, questi sembravano costituire una base potenziale per un corpus di dimensioni notevoli, e di facile costruzione. Coprendo un arco di 16 anni, tale corpus poteva fornire uno strumento per lo studio diacronico oltre che sincronico dell’italiano contemporaneo, nonché per studi contrastivi (sono già disponibili corpora di testi giornalistici per molte altre lingue). Abbiamo pertanto chiesto il permesso di estrarre i testi dai CD-ROM e di costituirli in un corpus per usi didattici e scientifici; permesso che Repubblica ci ha gentilmente concesso. In questa relazione illustriamo la procedura seguita per la creazione del corpus, e diamo alcuni esempi di applicazioni possibili.

 

 

2          Procedura

Ciascun CD-ROM contiene una banca dati all’interno della quale sono memorizzati i testi degli articoli pubblicati in quell’anno, nonché varie informazioni di tipo metatestuale (data, pagina, ecc.). Per raccogliere i testi in un unico corpus che copri l’intero arco di 16 anni, è pertanto necessario estrarre i singoli articoli dalle banche dati, assieme alle informazioni metatestuali relative, e convertirli in un formato adatto per un corpus. Essendo i tipi di codifica utilizzati nei vari CD parzialmente diversi, è anche necessario regolarizzare i testi e le informazioni metatestuali in base ad uno standard unico.

Una stima approssimativa indicava che ogni annata del giornale poteva contenere 25 milioni di parole circa, prefigurando un totale di 400 milioni di parole nei 16 anni - dimensioni raggiunte da pochissimi corpora esistenti. Prima di creare il corpus, era pertanto necessario identificare degli strumenti in grado di memorizzare e interrogare una tale mole di dati. Un programma di interrogazione “free text”, che percorre tutti i testi alla ricerca di soluzioni, avrebbe comportato tempi di interrogazione troppo lunghi. Occorreva invece indicizzare il corpus, in modo che il programma di interrogazione potesse già identificare nell’indice le posizioni delle soluzioni da recuperare. A questo scopo era di buon auspicio la disponibilità di una nuova versione di SARA, il software di interrogazione sviluppato per il British National Corpus (BNC: Aston & Burnard 1998), in grado di indicizzare qualsiasi corpus codificato in XML secondo le norme internazionali della Text Encoding Initiative (TEI: Sperberg-McQueen & Burnard 2002). SARA è un software client-server, ove il corpus indicizzato si trova su un server centrale, e viene interrogato via rete dal computer dell’utente, dove deve essere presente il programma client di interrogazione. L’impiego di SARA avrebbe permesso a molti utenti del nuovo corpus di consultarlo attraverso uno strumento con il quale erano già familiari, data la loro esperienza con il BNC, nonché la gestione del server tramite un sistema amministrativo già collaudato. Fatto un calcolo approssimativo dello spazio necessario per la memorizzazione del corpus e la sua indicizzazione con SARA, stimato complessivamente in 30-40GB, abbiamo acquistato un disco da 72GB da montare sul server principale della Scuola.

 La realizzazione del corpus si è articolata su cinque fasi principali:


Indicizzazione

 
Ciascuna di queste fasi ha comportato lo sviluppo di procedure specifiche, che andavano pian piano sperimentate e perfezionate. Per capire meglio il processo, si riporta il diagramma di flusso relativo (Fig. 1).

Queste operazioni sono state completate per le prime sette annate del corpus (1985-1991), per le quali si riportano alcune caratteristiche di base in Tab. 1.

 

annate

7

numeri del giornale

2.085

articoli

224.140

frasi

6.316.532

parole (tokens)

141.194.072

parole (types)

581.113

Tab. 1. Composizione del corpus provvisorio Reptry

2.1       Estrazione dei testi


La condizione necessaria per la creazione di un corpus consultabile tramite SARA era la disponibilità di un insieme di file contenenti testo in formato ASCII. Questa assunzione, apparentemente scontata nella sua semplicità, solleva due problematiche.


Il problema principale consiste nell’ottenere da un insieme di dati binari (i database contenuti nei CD-ROM) una serie di testi in formato ASCII, su cui lavorare per produrre materiale testuale indicizzabile e utilizzabile dal server SARA. Il secondo problema, decisamente più subdolo, è dovuto allo status di applicazione in costante sviluppo di SARA: ciò determina una frequente indecisione, legata al fatto che l’analisi dei risultati deve tenere in considerazione allo stesso tempo errori prodottisi durante il processo di trasformazione e comportamenti non sempre ineccepibili del software di indicizzazione e consultazione.

Il supporto originario è composto di 16 CD-ROM contenenti ciascuno la raccolta degli articoli pubblicati in un anno sul quotidiano. Le raccolte di articoli sono organizzate in file binari di grandi dimensioni di formato inizialmente sconosciuto.

La prima fase del lavoro consisteva nell'identificare correttamente le informazioni contenute in questi file, quali informazioni fossero effettivamente presenti e come queste fossero strutturate, per sviluppare un software che fosse in grado, con un procedimento il più possibile automatizzabile, di estrarre e ristrutturare le informazioni in una forma consona alle nostre esigenze.

Da un'analisi dei file, effettuata principalmente considerando ripetizioni e ricorrenze, siamo riusciti ad estrapolarne la struttura. Come è possibile vedere in Fig. 2, i file contengono una prima intestazione, che fornisce un'indicazione sulla posizione di ogni articolo all'interno del file, una seconda intestazione, che contiene i dati accessori di ogni articolo (nome dell'autore, titolo, sottotitolo e occhiello, data e numero di pagina del quotidiano nel quale è apparso l'articolo) e, di seguito, tutti gli articoli in ordine cronologico. Altre informazioni, sicuramente interessanti, quali la categoria dell'articolo e la titolazione della pagina non sono incluse nel database ma sono contenute nel programma originale di consultazione, e quindi inaccessibili.

Gli articoli sono strutturati come una sequenza di caratteri che costituiscono il corpo del testo intercalato da punteggiatura, assolutamente privo di formattazione, suddivisione in frasi e in paragrafi.

Una volta identificata la struttura dei database contenenti gli articoli si è potuto procedere con la loro ristrutturazione in file di testo. Il risultato ottenuto è esemplificato in Fig. 3: ogni testo prodotto è il risultato dell'unione di tutti gli articoli pubblicati su un numero del giornale e di intestazioni nelle quali sono state inserite tutte le informazioni accessorie disponibili per ogni articolo.

 

 

2.2       Regolarizzazione

Risolto il problema dell’estrazione degli articoli, rimane quello, non meno spinoso, della loro regolarizzazione.

Una corretta indicizzazione è subordinata:

  1. all’identificazione delle occorrenze di una parola nell’ambito dell’intero corpus;
  2. ad una corretta individuazione dei vari componenti del testo.

 

 

2.2.1    Identificazione delle parole

Passando ad un esempio pratico, in fase di consultazione del corpus, ricercando le occorrenze della parola acchiappò, diverse trascrizioni come acchiappò, (acchiappò, l'acchiappò o ACCHIAPPO' devono essere correttamente individuate, mentre forme del tipo acchiappo o 'acchiappo' devono essere ignorate in quanto non pertinenti. Altri problemi legati alla corretta individuazione vengono sollevati dalla rappresentazione abbreviata delle annate (anni '80; nel '700), dagli intervalli temporali (è arrivato in 1'35''; 35'' di distacco), dalle parole straniere e non (l'état c'est moi; rock 'n' roll; 'ndrangheta). In tutti questi casi il problema consiste nel capire se il simbolo deve essere considerato apostrofo o accento, o se deve essere identificato in altro modo (per esempio come delimitatore di citazione o espressione di un lasso di tempo).

A tutto questo si aggiunge l’evoluzione a cui è andato incontro negli anni il word processing, che ha reso disponibile un sempre maggior numero di possibilità per quello che riguarda la rappresentazione dei caratteri e la formattazione di blocchi di testo. Questa evoluzione, che ha permesso una sempre migliore rappresentazione dei testi scritti, ha prodotto come risultato la mancanza di uno standard nella codifica utilizzata nei CD. Ciò si traduce, per esempio, nell’impossibilità di distinguere automaticamente discorso diretto, citazioni e “cosiddetti” all’interno degli articoli pubblicati nei primi anni (le tre entità vengono trattate formalmente allo stesso modo, racchiudendole tra apici singoli) mentre, nelle pubblicazioni più recenti è visibile una distinzione netta fra di esse, tramite l’utilizzo di delimitatori differenti (' ', " ", « »).

Se ai problemi fino ad ora illustrati si aggiunge il fatto che i primi testi sono sicuramente stati scansionati a partire da originali cartacei, e che la conversione in formato elettronico ha indotto un grande numero di errori legati al riconoscimento (OCR), si avrà un’idea della complessità della situazione.

Queste caratteristiche, non problematiche dal punto di vista del cervello umano che, educato da anni di utilizzo della lingua, non incontra alcuna difficoltà durante il processo di scomposizione delle parti del discorso, diventano invece problemi insormontabili (se non risolti) dal punto di vista di una macchina, che non è in grado a priori di associare diverse rappresentazioni alla stessa sequenza di caratteri.

Le diverse fasi del lavoro effettuato per standardizzare il riconoscimento delle parole sono illustrate di seguito.

·         Identificazione e correzione degli accenti

a.       Nei testi estratti le lettere accentate vengono rappresentate di volta in volta utilizzando o il carattere preposto, o il carattere corrispondente senza accento seguito dall’apostrofo. Consideriamo l’esempio frequente di perche' e perché: per evitare che le due forme vengano indicizzate come se fossero diverse, la forma perche' va ricondotte alla forma perché. Così per tutti i casi, escludendo quelli in cui l’apostrofo compare come delimitatore di una citazione. Per fare un altro esempio, l’espressione 'E' ancora in vita' andrà trasformata in 'È ancora in vita' e non in 'È ancora in vità; tutti questi casi devono essere identificati ed eventualmente corretti in fase di pre-elaborazione del testi.

b.       La direzione dellaccento varia in molti casi da testo a testo: insieme a perché troviamo perchè. Sebbene tale variazione potrebbe riflettere differenze socio-geografiche, abbiamo deciso di regolarizzare la direzione degli accenti seguendo gli standard nazionali, in modo da permettere lutente di trovare facilmente tutte le occorrenze della parola.

c.       Nei titoli, sottotitoli e occhielli degli articoli le lettere accentate compaiono sempre nella forma non accentata seguite dell’apostrofo (es: CITTA’); queste forme vanno necessariamente ricondotte alla forma accentata.

·         Identificazione di virgolette, apostrofi, tempi

Un simbolo di apostrofo può identificare differenti situazioni:

a.       un accento (cfr. sopra);

b.       un lasso di tempo (1'23'');

c.       un delimitatore di citazione, discorso diretto, o “cosiddetto”;

d.       un apostrofo vero e proprio.

Queste quattro situazioni vanno identificate correttamente e trattate in modi differenti. Se si tratta di un accento (a) dovrà essere trasformato in una lettera accentata come visto in precedenza. Se di un lasso di tempo (b), o un delimitatore di citazione (c), dovrà essere trasformato in modo che non possa essere ambiguamente indicizzato come apostrofo (come vedremo in seguito). Se si tratta di un apostrofo in senso stretto il problema consisterà nel capire se appartiene alla parola che lo precede (vorremmo che l'uomo fosse indicizzato come due parole: l' e uomo) o a quella che lo segue ('ndrangheta, anni '80, l'inglese it's).

·         Identificazione di delimitatori

Lindicizzazione richiede luso coerente di delimitatori della parola, quale lo spazio e la punteggiatura, per evitare che questi vengano interpretati come parte della parola stessa. A tal fine si è deciso di introdurre uno spazio fra due parole legate da un apostrofo (l' uomo), e fra punteggiatura iniziale e la parola successiva (la " parte").

·         Correzione manuale dei titoli

I titoli degli articoli sono stati in gran parte corretti manualmente, a causa del gran numero di errori (principalmente legati all’uso delle virgolette), e dello standard di rappresentazione delle parti della frase, differente da quello utilizzato per il corpo degli articoli..

Per caratteri speciali si intende l’insieme dei caratteri che esulano dalla rappresentazione standard dei simboli dell’alfabeto, quali le lettere accentate, i puntini di sospensione, i caratteri utilizzati per racchiudere citazioni, cosiddetti, discorso diretto, ecc. Questi caratteri devono essere sostituiti per due motivi:

a.       I sistemi informatici hanno tabelle di rappresentazione dei codici di carattere differenti da sistema a sistema (es: se A e B sono due sistemi informatici, è possibile che A rappresenti il codice utilizzato per la “à” correttamente, e il sistema B lo rappresenti con un carattere che nulla ha a che fare con la “à”). Questo problema è stato risolto assumendo uno standard (ISO8859-1 o ISO Latin 1) che definisce delle entity references che ogni sistema traduce nella sua personale rappresentazione del carattere indicato.

b.       Caratteri uguali utilizzati per scopi diversi vanno differenziati a livello di indicizzazione. Per fare un esempio, i caratteri " e ', che possono di volta in volta indicare citazioni, tempi, classifiche, sono distinguibili a livello di ricerca sul corpus solo con un’adeguata differenziazione della loro rappresentazione interna per permettere all’indicizzatore di trattarli come differenti.

 

 

carattere

nome

entity reference

'

apostrofo

'

"

inizio citazione

&bquo;

"

fine citazione

&equo;

'

minuti

′

"

secondi

″

puntini di sospensione

…

Tab. 2. Estratto della tabella dei caratteri ISO8859-1 (ISO Latin 1)

 

 

2.2.2    Identificazione di frasi, titoli e paragrafi

Il secondo presupposto per una corretta indicizzazione con SARA richiede la codifica in formato TEI-XML dei testi del corpus. Una codifica di questo tipo è tanto più utile quanto più sono dettagliate le informazioni estrapolabili dai testi. Il caso ottimo è rappresentato da un insieme di testi in cui ad ogni “parte” è associata una funzione linguistica. Per “parte” si intende un qualsiasi sottoinsieme del testo, che può essere costituito dal testo intero fino alla singola parola. Per ottenere una codifica di questo tipo, ogni “parte” viene etichettata, inserendo all’interno del testo appositi tag che forniscono informazioni sulla “parte” associata.

Identificare correttamente frasi, titoli e paragrafi all’interno di un testo consente di informare l’indexer della presenza di un’ulteriore suddivisione del testo in unità di dimensione inferiore: questa operazione rende possibili ricerche ristrette all’ambito della singola unità in fase di consultazione del corpus. Nei testi originali contenuti nei CD-ROM, purtroppo, non esiste alcuna indicazione relativa alla suddivisione del testo, eccezion fatta per il titolo, svincolato dal corpo del testo e memorizzato separatamente. Pertanto si è dovuto trattare il testo di ciascun articolo come un unico paragrafo.

L’unica altra suddivisione estrapolabile è rappresentata dalle frasi che, pur non essendo esplicitamente indicate, sono comunque individuabili in quanto delimitate. I delimitatori di una frase sono rappresentati tradizionalmente dai simboli di punteggiatura (punto, punto esclamativo, punto interrogativo, puntini di sospensione); ma nel nostro caso, la pratica si è rivelata di tutt’altra natura. Ad esempio, né il punto né il punto interrogativo (anche se seguiti da spazio e carattere maiuscolo) indicano sempre la fine della frase. Per questo è stato necessario stilare una lunga lista di eccezioni con regole specifiche, relative ad abbreviazioni, iniziali, numeri, incisi, parentesi, citazioni, puntini di sospensione, ecc.

Le eccezioni più frequenti erano dovute a:

a.       errori commessi durante la stesura o l’acquisizione dei testi, eliminabili solo mediante revisione manuale dei testi;

b.   Sigle, abbreviazioni, orari, importi, ecc… (es: Regio decreto n. 1827; ecc. ecc.);

c.   Punti interrogativi e puntini di sospensione presenti all’interno di una frase.

Lo sviluppo di algoritmi in grado di identificare in maniera sufficientemente affidabile le frasi all’interno del corpo del testo ha richiesto molto più lavoro del previsto, e si è dovuto rinunciare all’analisi in frasi dei titoli, ove mancava spesso qualsiasi indicazione di punteggiatura. Non potendo effettuare un’analisi manuale, si è deciso di indicare come fine frase la fine di ciascun titolo, operando ulteriori divisioni all’interno di questo nei soli casi in cui un elemento di punteggiatura fosse presente, tenendo conto sempre della lista di eccezioni.

 

 

2.3       Raggruppamento in file

In ogni file sono stati raggruppati tutti gli articoli pubblicati in un numero del giornale, stimando un totale di circa 5000 file per i 16 anni. Poiché ciascun articolo costituisce un testo independente ai fini della maggior parte delle analisi linguistiche, sarebbe stato auspicabile inserire ciascun articolo in un file diverso. Questa strada era comunque difficilmente praticabile visto che avrebbe portato il numero di file a mezzo milione circa, richiesto uno spazio disco più grande per la memorizzazione dei testi e dellindice, e allungato i tempi di risposta in fase di interrogazione. A questo limite si è cercato di rimediare attraverso la divisione interna di ciascun file in articoli, indicati attraverso una codifica analoga a quella utilizzata per titoli, paragrafi e frasi.

 

 

2.4       Codifica TEI- XML

2.4.1    Elementi

Le norme TEI offrono delle linee guida per la codifica di corpora a diversi livelli di profondità. Date le dimensioni del corpus, e la scarsezza di tempo e di risorse umane, abbiamo deciso di limitare la codifica ai soli elementi già codificati in qualche maniera nei CD, o comunque identificabili attraverso procedure automatiche. I primi comprendevano la data e pagina di pubblicazione di ciascun articolo, i titoli (di vari tipi: head, subhead, byline, ecc.), e il corpo dell’articolo (in quest’ultimo non era riportata, purtroppo, la divisione in paragrafi). Fra gli elementi riconoscibili automaticamente, si è scelto di identificare e numerare (a) gli articoli e (b) le frasi, sia per permettere ricerche di co-occorrenze all’interno dello stesso articolo o della stessa frase, sia per facilitare i riferimenti nelle concordanze.


Le norme TEI richiedono che ciascun file sia costituito da un elemento <TEI.2> con una sua struttura interna ad albero. Al primo livello, un elemento <TEI.2> deve contenere un <teiHeader>, che fornisce tutte le informazioni metatestuali relative ad un elemento <text> che lo segue. Poiché ogni file corrisponde ad un numero del giornale, il <teiHeader> contiene la data di pubblicazione, oltre ad una serie di informazioni riassuntive del contenuto (nome del file, procedure editoriali, numero di articoli, numero di frasi, numero di parole ecc.). L’elemento <text> contiene una serie di <div>, ciascuno dei quali corrisponde ad un articolo. I <div> sono a loro volta suddivisi in vari <head>, un <byline> (che indica l’autore) e un <p> (il corpo del testo) - suddivisi a loro volta in frasi (<s>). La struttura di ciascun file risulta pertanto come in Fig. 4.

L’inizio di ciascun elemento in questa struttura viene indicato da uno start-tag fra parentesi ad angolo, contenente il nome dell’elemento ed eventuali attributi specifici, e la sua fine con un end-tag, contentente il nome dell’elemento preceduto dalla barra (/). Ciò porta alla creazione di file del tipo in Fig. 5.

 

<TEI.2 id=“XDH”>

<teiHeader> … <date>sabato 21 aprile 2006</date> … </teiHeader>

<text>

<div id=“XDH001” n=“1” type=“article”>

<head type=“main”><s n=“001”> Attentato contro la linguistica.</s></head>

<head type=“sub”><s n=“002”> Bloccata la didattica in facolt&agrave;.</s></head>

<byline><s n=“003”> Marcella Arrostita.</s></byline>

<p>

<s n=“004”> Il fumo si leva ancora dai ruderi dell&apos; aula magna.</s>

<s n=“005”> &bquo; &Egrave; incredibile &hellip; mi mancano le parole

&equo;, ripete il professore fra le lacrime.</s>

……

</p>

</div>

<div id=“XDH002” n=“1” type=“article”> …… </div>

</text>

</TEI.2>

Fig. 5. Un articolo codificato. Gli a capo, le rientranze e le variazioni di font sono assenti dalla versione elettronica. Le sequenze “&xxx;” indicano entità, in sostituzione di caratteri particolari (accenti, virgolette, tratti, puntini, ecc.: cfr. 2.2.1 sopra).

 

 

2.4.2    Attributi

Fra i vari attributi degli elementi (indicati in corsivo in Fig. 5), l’attributo id indica il nome del file nell’elemento <TEI.2> (cfr. 2.5 sotto), e il nome del file seguito dal numero dell’articolo nell’elemento <div>. L’attributo n dell’elemento <div> indica il numero di pagina di pubblicazione, mentre quello dell’elemento <s> indica il numero sequenziale della frase all’interno del file. Lattributo type dellelemento <div> è obbligatorio per il software di consultazione SARA, e potrà servire per introdurre uneventuale categorizzazione degli articoli in una fase successiva del lavoro.

La codifica minima utilizzata rimane comunque estendibile in un momento successivo, qualora si trovassero le risorse per - ad esempio - un’analisi grammaticale con classificazione morfosintattica di ciascuna parola (POS tagging: cfr. 4 sotto), oppure semplicemente per indicare i nomi propri come <name>, o le espressioni in lingua straniera come <foreign>.

 

 

2.4.3    Indicizzazione

L’indicizzazione di un corpus di queste dimensioni con SARA richiede notevoli risorse computazionali, e la dimensione dell’indice (da tre a cinque volte quella dei testi) è tale da richiedere ogni sforzo di minimizzazione, anche per ridurre poi i tempi di risposta ad interrogazioni. A questo scopo sono stati assegnati nomi di solo tre caratteri a ciascun file - il primo che indica l’anno, il secondo il mese, e il terzo il giorno del mese di quel numero del giornale. Questi file sono stati poi organizzati in cartelle seguendo la struttura in Fig. 6.

Anche con questi accorgimenti, per indicizzare i 2000 file dei sette anni 1985-91 sono state necessarie più di 24 ore di calcolo da parte di un sistema Linux di notevole potenza.

 

 

 


 

 


3.         Alcuni esempi di uso

3.1       Caratteristiche del software di interrogazione

SARA permette di cercare allinterno di un corpus:

Come risultati di una ricerca vengono forniti:

E inoltre possibile:

 

 

3.2       Alcune ricerche possibili

3.2.1    Frequenza e distribuzione


Una prima tipologia di dati ricavabili dal corpus riguarda la frequenza delle parole. Qual è la parola più frequente? In Fig. 7 sono elencate le forme che compaiono più di 1.500.000 volte nellindice, ossia più di una volta ogni cento parole.

Per conoscere invece la frequenza di una stringa di più parole, basta digitarla come quesito. Quante sono le occorrenze di linguistica applicata? Solo una - e neanche questa, si scopre, è un riferimento alla nostra disciplina:

 

Se l' operazione linguistica applicata al mondo ariostesco di quest' opera che congiunge su un unico schermo teatrale poemi cavallereschi, favole nordiche e storie turchesche, rappresenta l' elemento più originale, gli sforzi scaligeri hanno avuto altre questioni da risolvere. (EAH)

 

Vista la scarsa presenza dell’applicata, possiamo anche investigare la parola linguistica (801 occorrenze in 519 numeri del giornale), ed esaminare la sua distribuzione nelle varie annate (Tab. 3):

 

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

78

77

72

113

170

149

142

Tab. 3. Occorrenze di linguistica

Questi risultati sembrano suggerire un leggero aumento dellinteresse per la linguistica negli anni in questione, anche se andrebbero studiati più approfonditamente prima di trarne delle conclusioni certe.


Possiamo anche vedere quali autori parlano di linguistica: "vince" Beniamino Placido con 42 articoli contenenti la parola linguistica (su un totale di ben 1551 articoli suoi nei 7 anni presi in considerazione).


 

3.2.2    Collocazioni

Un corpus con queste caratteristiche permette studi promettenti sulle collocazioni. Le tabelle elencano le frequenze dei collocati di applauso/applausi in uno span di 4 parole a sinistra e 4 parole a destra, in ordine di significatività decrescente (z-score > 50). Fra i dati potenzialmente interessanti notiamo l'assenza di forme d del lemma lungo come collocati della forma plurale (sostituite solo in parte da prolungati), e l'assenza di forme del lemma fischio come collocati della forma singolare.

 

 
 

 


3.2.2    Collocazioni

Un corpus con queste caratteristiche permette studi promettenti sulle collocazioni. Le tabelle elencano le frequenze dei collocati di applauso/applausi in uno span di 4 parole a sinistra e 4 parole a destra, in ordine di significatività decrescente (z-score > 50). Fra i dati potenzialmente interessanti notiamo lassenza di forme d del lemma lungo come collocati della forma plurale (sostituite solo in parte da prolungati), e lassenza di forme del lemma fischio come collocati della forma singolare.

 

 

applauso n=2456

n

z-score

scrosciante

59

483.4

fragoroso

55

366.2

caloroso

71

302.2

lunghissimo

65

184.9

liberatorio

37

171.9

scroscia

7

158.6

salutato

65

144.2

lungo

306

128.6

accolto

99

108.6

affettuoso

31

98.7

saluta

36

98.3

strappa

24

97.2

timido

38

93.5

esplode

35

84.3

prolungato

24

83.6

dell'

74

75.2

caldissimo

11

74.0

un

1384

73.9

levato

17

71.7

oceanico

6

69.8

interminabile

26

66.7

salutata

12

65.9

scoppia

28

64.7

commosso

24

62.6

strappano

9

62.4

accoglie

26

61.0

bell'

24

57.8

strappando

9

57.7

tributato

9

57.0

ovazione

14

54.2

tiepido

11

53.2

platea

42

52.4

scoppiato

20

50.3

ritmato

7

50.2

 

applausi n=4454

n

z-score

scroscianti

149

730.0

calorosi

52

269.8

fragorosi

35

247.8

scrosciano

16

219.7

scroscio

31

215.4

calorosissimi

15

211.1

scrosciati

11

208.7

fischi

114

176.1

entusiastici

28

154.4

risate

64

142.4

meritatissimi

10

131.2

prolungati

26

130.9

strappa

37

111.2

vivissimi

13

110.2

caldissimi

11

108.0

gli

1334

105.7

meritati

17

104.8

scrosciare

6

104.7

ritmati

14

100.3

scrosci

12

96.6

ovazioni

24

88.1

uragano

31

83.4

frenetici

23

78.7

grida

67

72.2

salutato

43

70.4

tiepidi

14

67.6

urla

49

66.8

festosi

9

60.9

cori

29

58.4

platea

60

55.3

oceanici

6

55.0

aperta

101

54.7

abbracci

20

53.0

strappando

11

52.3

intensissimi

6

51.3

interrotto

41

51.2

dell'

68

50.6

accolto

63

50.5

riscosso

19

50.0

Tab. 4. Collocati di applauso/applausi

 

 

3.2.3    Variazioni fraseologiche

Allinterno del sottocorpus per il 1991 ci sono 22 occorrenze della parola cavolo. È un numero sufficientemente piccolo da consentire un’agevole visualizzazione, e di consequenza unanalisi più approfondita delle fraseologie in cui la parola compare.


Se si ordinano le soluzioni in base alla parola che precede cavolo, si scopre che il senso metaforico è nettamente più frequente di quello letterale, come era forse prevedibile in testi giornalistici. Cavolo viene preceduto soprattutto da che (Fig. 10).

 

 


Questa concordanza sembrerebbe suggerire che che cavolo vuole/vogliono potrebbe essere una fraseologia ricorrente: tuttavia se cerchiamo nell’intero corpus, troviamo anche altri verbi che accompagnano l’espressione che cavolo con una certa frequenza: dire, entrarci, essere, fare e significare (Fig. 11). Questi esempi sembrano inoltre suggerire un’attribuzione di questa espressione ad un registro parlato - anche se, nel contesto di un quotidiano, sarebbe azzardato ritenere che le citazioni in discorso diretto siano trascrizioni fedeli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


3.2.4    Posizione all'interno del testo

Negli anni 1985-1991 vengono spesso nominati in La Repubblica due personaggi che vedranno aumentare la loro popolarità negli anni successivi: Romano Prodi e Silvio Berlusconi. La tabella seguente riporta le frequenze su base annuale - è evidente un declino di Prodi negli ultimi anni - e la posizione occupata da questi nomi allinterno della frase:

 

 

Prodi

Berlusconi

 

totale

inizio frase

fine frase

totale

inizio frase

fine frase

1985

703

65 (9%)

59 (8%)

635

40 (6%)

97 (15%)

1986

664

52 (8%)

63 (9%)

1330

123 (9%)

196 (15%)

1987

831

100 (12%)

106 (13%)

1508

140 (9%)

235 (16%)

1988

894

95 (11%)

88 (10%)

1745

155 (9%)

261 (15%)

1989

780

90 (12%)

81 (10%)

2376

206 (9%)

343 (14%)

1990

182

13 (7%)

25 (14%)

2434

202 (8%)

390 (16%)

1991

123

9 (7%)

12 (10%)

1583

113 (7%)

202 (13%)

Totale

4177

424 (10%)

434 (10%)

11611

979 (8%)

1724 (15%)

 

Tab. 5. Prodi e Berlusconi: frequenze e posizioni sintattiche

 

Data la lunghezza media della frase nel corpus (22 parole), ci si aspetterebbe (in base ad una distribuzione casuale) che il 5% circa delle occorrenze risultassero come prima parola, e il 5% come ultima parola della frase. Le percentuali sono sempre più alte - un fatto che non sorprenderà, forse, nessun studioso di grammatica. Colpisce invece che mentre Prodi compare con frequenze simili come prima e come ultima parola, Berlusconi mostra una nettissima tendenza a concludere la frase - una tendenza che rimane costante lungo tutto l’arco di tempo esaminato. Lasciamo al lettore l’eventuale interpretazione di questo dato in chiave storico-linguistica.

 

 

4          Conclusioni

I primi sette anni del corpus de La Repubblica (1985-1991) sono ormai funzionanti con il nome di Reptry sul server della SSLMIT (einstein.sslmit.unibo.it; port 7003). Per accedere al corpus è necessario essere in possesso di:

Nei prossimi mesi speriamo di completare il corpus, con l’aggiunta dei nove anni rimanenti (1992-2000). In futuro, qualora si renderanno disponibili le risorse necessarie, vorremmo inoltre:

 

 

Bibliografia

Aston G. & Burnard L., The BNC handbook: exploring the British National Corpus with SARA, Edinburgh University Press, Edinburgh, 1998.

 

Bernardini S. & Zanettin F. (a cura di), I corpora nella didattica della traduzione, Cooperativa Libraria Universitaria Editrice, Bologna, 2000.

 

Biber D, Variation across speech and writing, Cambridge University Press, Cambridge, 1988.

 

Rossini Favretti R., Tamburini F. & De Santis C., A corpus of written Italian: a defined and a dynamic model, in A. Wilson, P. Rayson & T. McEnery (eds.), A rainbow of corpora: corpus linguistics and the languages of the world, Lincom-Europa, Münich, in stampa.

 

Sperberg-McQueen, C.M. & Burnard L. (eds), Guidelines for text encoding and interchange (P4), Humanities Computing Unit, Oxford University, Oxford, 2002.

 

Guy Aston

e-mail <guy@sslmit.unibo.it>

 

Lorenzo Piccioni

e-mail <lpiccio@sslmit.unibo.it>